Vena del Gesso Romagnola
Sito componente n. 5 – Le Creste di gesso della Romagna
La Vena del Gesso romagnola è da annoverare tra le formazioni geologiche più importanti e spettacolari dell’intero Appennino emiliano-romagnolo. Il bastione di gesso con pareti alte, in alcuni punti, oltre cento metri è da considerare un vero e proprio “monumento geologico” che caratterizza in modo indelebile il basso Appennino imolese e faentino. Incastonata tra la più antica Formazione Marnoso arenacea a sud e la più recente Formazione Argille azzurre a nord, la Vena del Gesso si estende per uno sviluppo lineare di circa 25 km tra le province di Bologna e Ravenna. L’intera superficie degli affioramenti di gesso non supera i 10 km2.
La dorsale mostra una spettacolare struttura monoclinale in grandi blocchi, a tratti giustapposti da enormi fenomeni gravitazionali sottomarini. Il paesaggio della Vena del Gesso romagnola è ampiamente modellato da forme carsiche superficiali, anche di notevoli dimensioni, quali doline e valli cieche. Sono presenti anche fenomeni epigei di più contenute dimensioni, dovuti alla dissoluzione ed erosione delle rocce, come candele, campi solcati e tumuli. Analogamente molto sviluppato è il carsismo ipogeo: ad oggi sono state esplorate e messe a catasto circa 300 grotte per uno sviluppo complessivo di oltre 40 km, appartenenti a vari grandi sistemi carsici di notevole sviluppo.
Le grotte testimoniano una assidua frequentazione umana a partire dall’Eneolitico. I relativi resti archeologici sono stati scoperti e studiati dalla seconda metà del XIX secolo e questi studi sono da considerare un fondamentale pilastro per la nascita della paletnologia italiana.
Alcune grotte naturali sono state trasformate dai Romani in miniere per l’estrazione di lapis specularis, gli straordinari cristalli trasparenti di gesso secondario utilizzati al posto del vetro quasi 2000 anni fa. La Vena ospita la più grande concentrazione di cave romane di lapis specularis nel bacino del Mediterraneo al di fuori della Spagna
DIMENSIONI
• Core area: 70 ha (M.te Penzola) +281 ha (M.te del Casino) +962 ha (M.te Mauro)
• Buffer zone: 4.775 ha
Contesto di tutela
- Sito di importanza comunitaria IT4070011 - ZSC-ZPS - Vena del Gesso Romagnola
- il Parco regionale Vena del Gesso Romagnola
- 10 geositi di cui 8 di rilevanza regionale: Vena del Gesso tra Tossignano e fondovalle Senio, Monte Pènzola, Vena del gesso tra i torrenti Senio e Sintria, Gessi di Monte Rontana e Castelnuovo, Brisighella, Gessi della Tanaccia, Monte Rontana, cava del Monticino e tana della volpe, calanchi del Rio Mescola, Testata del torrente Sellustra
- Percentuale del bene che ricade in aree protette: 100%
- Percentuale del bene che ricade in siti Rete Natura 2000: 100%
Valore geologico
Il paesaggio della Vena del Gesso Romagnola è diffusamente modellato da forme carsiche superficiali alcune delle quali di notevoli dimensioni come doline e valli cieche, associate a altri fenomeni epigei dovuti alla dissoluzione e all’erosione della roccia come “candele”, karrens e “tumuli”.
I fenomeni ipogei sono analogamente molto sviluppati con la presenza di cinque grandi sistemi carsici con lunghezza di vari chilometri ciascuno.
Partendo da ovest, lungo la sponda sinistra del torrente Senio, il grande sistema carsico del Monte del Casino, ha una lunghezza totale di 6 km.
Nella dorsale dei gessi di Monte Mauro, tra i torrenti Senio e Sintria, si trova un sistema carsico, con una lunghezza complessiva di oltre 6 km, che fa parte della famosa Grotta di Re Tiberio, luogo di interesse archeologico oggi parzialmente attrezzato per le visite turistiche.
A poche centinaia di metri a sud-est si trova il sistema carsico Stella-Basino-Bentini, una delle più grandi gallerie idrogeologiche in gesso dell'intero continente. Alimentato, in parte, dalle acque raccolte da un'ampia valle cieca, questo sistema ha una lunghezza complessiva di oltre 7 km.
Nei gessi di Rontana e Castelnuovo, lungo la sponda destra del Torrente Sintria, il sistema carsico del Rio Cavinale comprende molte delle grotte più famose della Vena del Gesso Romagnola come, ad esempio, l'Abisso Luigi Fantini, l'Abisso Mornig e l'Abisso Primo Peroni per una lunghezza complessiva di oltre 6 km.
Infine, nell'affioramento gessoso nei pressi di Brisighella, lungo la sponda sinistra del fiume Lamone, si trova il sistema carsico che comprende, tra le altre cavità, la Grotta della Tanaccia.
Ma ciò che rende la Vena del Gesso veramente unica è la esposizione in vari affioramenti della sequenza di 16 cicli di sedimentazione di gessi alternati ad argille, che studi recenti hanno associato a variazioni climatiche di periodo pari a 21.000 anni, legate alla precessione degli equinozi, per un totale di circa 320.000 anni tra 5.93 e i 5,60 milioni di anni fa: una testimonianza eccezionale degli effetti della ciclicità astronomica sulla evoluzione della Terra. La sequenza della Vena del Gesso è ben esposta e mostra spettacolari strati di gesso, di spessore fino a 30 m e costituiti da cristalli di gesso sedimentario fra i più grandi del mondo, alcuni dei quali raggiungono i 4 metri di lunghezza. Gli strati di gesso si sono deposti nelle fasi aride dei cicli climatico. I letti di gesso sono separati da sottili strati di peliti, che costituiscono la testimonianza delle fasi relativamente più umide del ciclo climatico, pure in un contesto generale arido che trasformò l'intero Mar Mediterraneo in una gigantesca salina per la chiusura dello stretto di Gibilterra.
Valore storico
Le grotte delle evaporiti messiniane contengono resti archeologici preistorici che sono stati scoperti e studiati nella seconda metà del XIX secolo, creando uno dei pilastri fondamentali per la nascita della paleoetnologia italiana. Si registrano testimonianze legate alla sfera funeraria-religiosa in diverse cavità naturali come la Grotta del Re Tiberio, la Tanaccia e la Grotta dei Banditi.
Alcune delle grotte naturali furono trasformate dai Romani in miniere per l'estrazione del lapis specularis, gli splendidi cristalli trasparenti di gesso secondario che, quasi 2000 anni fa, venivano inseriti nelle cornici delle finestre al posto del vetro. La Vena del Gesso mostra la più grande concentrazione di cave romane di lapis specularis nel bacino del Mediterraneo al di fuori della Spagna. Scintillanti blocchi di cristalli di selenite decorano la base di molte torri medievali della città di Bologna.
Nell’Alto Medioevo nascono capisaldi difensivi bizantini posti lungo una linea di confine fortificata che doveva separare l’Esarcato dal Regno longobardo come il Castrum Tiberiacum sul massiccio di Monte Mauro, i ruderi del castello e del villaggio a Rontana e il castello di Tossignano.
Valore naturalistico
Nel mosaico di prati, arbusteti e boschi che segna il paesaggio vegetale della Vena, oltre alle piante tipiche della collina, spiccano presenze che segnalano l'influenza delle correnti calde provenienti dalle coste dell'Adriatico. Nei versanti esposti a nord e sul fondo delle doline si sviluppano boschi di tipo più mesofilo, dove alla roverella si uniscono carpino nero e bianco, nocciolo e ciavardello. Alla fine dell'inverno il sottobosco si ravviva delle belle fioriture di anemone dei boschi, dente di cane, polmonaria, consolida, primula e, nei punti più freschi, bucaneve. Dal punto di vista botanico l'emblema della Vena del Gesso è una piccola e rarissima felce “Cheilanthes persica”, che sopravvive lungo le coste dell'Anatolia, nel Caucaso e in poche altre stazioni molto distanti tra loro; nel 1980, quando in Italia era ormai ritenuta estinta, una limitata popolazione è stata ritrovata sulle pendici di monte Mauro.
L'ambiente ipogeo è un habitat di grande rilievo naturalistico, che ospita una fauna specializzata formata in prevalenza da invertebrati e pipistrelli fra cui: vespertilio maggiore, vespertilio di Monticelli, ferro di cavallo maggiore e miniottero, a volte riuniti in colonie nelle grotte. Tra gli anfibi il raro geotritone frequenta gli ingressi delle grotte mentre l'altrettanto raro ululone dal ventre giallo vive sul fondo di doline e vallecole. Per il resto nel territorio si incontrano gli animali tipici della collina.
Per maggiori informazioni: Vena del Gesso Romagnola (Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola)