Gessi di Onferno
Sito componente n. 7 – Il respiro del sottosuolo
I Gessi di Onferno sono un blocco gessoso isolato, franato e inglobato nelle Argille azzurre plioceniche, affiorante in Comune di Gemmano (RN) alla testata del torrente Burano. Dalle pendici argillose di Monte Croce scendono due piccoli rii che, raggiunta la rupe gessosa, confluiscono e iniziano a scorrere per un breve tratto sottoterra. Nonostante la dimensione relativamente limitata lo sviluppo carsico è rilevante e presenta forme di eccezionale interesse.
La Grotta di Onferno, nota fin dal XVIII secolo, è di gran lunga la cavità più conosciuta della Romagna orientale ed è visitabile.
DIMENSIONI
• Core area: 84 ha
• Buffer zone: 276 ha
Contesto di tutela
- 1 Sito di importanza comunitaria IT4090001 - ZSC-ZPS – Onferno
- la Riserva naturale regionale Onferno
- 2 geositi di rilevanza locale: “Gessi e grotta di Onferno” e, nell’area Buffer la “Ripa della Morte”
- Percentuale del bene che ricade in aree protette: 100 %
- Percentuale del bene che ricade in siti Rete Natura 2000: 100 %
Valore geologico
Nella grotta di Onferno si trova la più grande struttura a mammelloni mai descritta al mondo fino ad ora, per una grotta naturale. La struttura ha un diametro di oltre 2 m e sporge dal soffitto per oltre 2 m. Le strutture a mammelloni si sono formate per sprofondamento nel fango sottostante dei primissimi cristalli di selenite formatisi all'inizio di ogni ciclo climatico che ha formato i 16 strati della Vena del Gesso. Oltre alle forme carsiche sono di notevole interesse gli enormi blocchi di gesso selenitico non completamente disgregati da frane sottomarine.
Valore storico
L'attuale Centro Visite delle grotte di Onferno sorge sul luogo della Pieve di Santa Colomba, tra le più antiche del riminese, citata dal XII secolo. Ha conservato la funzione di chiesa parrocchiale fino al 1944, anno in cui venne distrutta dai bombardamenti. Possedeva una navata unica e tre altari maggiori.
Il «Castrum Inferni» consisteva in un borgo murato, sorto alla sommità di una piattaforma di roccia gessosa. È citato dal 1231 come proprietà della Chiesa riminese e registrava 20 fuochi (unità contributive). Dal 1400 appartiene prima ai Malatesta e poi ai Montefeltro. In seguito, perde il carattere di luogo fortificato e torna ad essere possedimento ecclesiastico. Il Castello e la vicina Pieve di Santa Colomba hanno subito gravissimi danni nel settembre 1944, durante i combattimenti della Linea Gotica. Gemmano viene ricordata da molti storici come la "Cassino dell'Adriatico", per la cruenza della battaglia che si sviluppò in tre settimane in una serie di quattro attacchi delle truppe britanniche contro le postazioni tedesche.
Oltre alle attività agricole e pastorali, integrate con lo sfruttamento del bosco, dal 1700 al 1950, ad Onferno si perpetua l'attività estrattiva e di trasformazione del gesso. Alla base della rupe sulla quale sorge il Castello, si conserva un impianto artigianale per la produzione del "gesso" da presa per edilizia. In una cavità semi ipogea si vedono due camere cilindriche per la cottura (disidratazione) del minerale e una macina a trazione animale che provvedeva alla polverizzazione.
Per approfondire: Riserva regionale di Onferno
Valore naturalistico
La vegetazione più interessante della riserva è quella legata agli affioramenti gessosi e alle aree influenzate dal sistema carsico sotterraneo.
La natura accidentata di inghiottitoi, doline e pareti rocciose ha garantito la sopravvivenza di un lembo del mantello vegetale che un tempo rivestiva l'intera collina riminese. I contrastanti microclimi legati alle morfologie carsiche hanno inoltre arricchito la vegetazione di elementi mediterranei, localizzati nelle stazioni più assolate e aride, e di specie tipiche di quote più elevate nei punti più freschi. Risalendo l'ombrosa e fredda vallecola dal punto in cui si apre la risorgente di Onferno, sulle scoscese pareti gessose vegeta rigogliosa la rara lingua cervina; in posizioni meno impervie compaiono altre erbacee ugualmente insolite a queste quote come dentaria minore (Cardamine bulbifera), arisaro codato, mercorella, ortica mora e bucaneve.
La costante fuoriuscita di aria fresca e satura di umidità condiziona anche il lembo di bosco circostante, dove trovano un ambiente favorevole tiglio ibrido e borsolo, molto raro in regione, che si mescolano a specie comuni nei boschi mesofili collinari come roverella, orniello, acero campestre e acero opalo; frequente è anche l'acero d'Ungheria (Acer obtusatum), presente in regione solo nel settore orientale della Romagna.
L'ambiente ipogeo di Onferno presenta una fauna estremamente peculiare. Il valore naturalistico della grotta è legato in gran parte alla presenza di colonie di chirotteri (pipistrelli), rappresentati da ben 6 specie diverse. La specie più significativa e preziosa è il miniottero, attivo solo di notte, esce in caccia di insetti con un volo molto veloce, che ricorda quello delle rondini. Oltre ai chirotteri le grotte ospitano innumerevoli altre presenze, per lo più artropodi, di cui sono assai interessanti i diversi gradi di adattamento all'habitat ipogeo: osservabili con facilità nel corso di una visita, per la particolare abbondanza, sono le cavallette del genere Dolichopoda, dalla insolita colorazione bruno chiaro dovuta alla depigmentazione.
Per maggiori informazioni: Gessi della Romagna Orientale (Riserva Naturale Regionale di Onferno)