Gessi di Zola Predosa
Sito componente n. 3 – Le rupi di selenite

Il sito si trova nel Comune di Zola Predosa, immediatamente a sud ovest di Bologna ed è costituito da una serie di affioramenti di gesso messiniano in strati molto inclinati e allineati in una cresta ad andamento sudovest – nordest che si affaccia sulla pianura. I rilievi del monte Rocca e di Monte Castello testimoniano la presenza di insediamenti storici nei punti più panoramici. In queste aree il carsismo si manifesta con una varietà di forme superficiali: valli cieche, doline (fino a 1 km di diametro), singolari fenomeni di dissoluzione come i solchi a candela e diverse bolle di distacco che bucano le superfici degli altopiani; mancano soltanto vere e proprie forre. Il sistema ipogeo non è meno importante. L’area è stata interessata da attività estrattive (terminate nel 1991), sia di superficie che in galleria, che hanno modificato in modo permanente alcuni settori.
DIMENSIONI
• Core area: 57 ha
• Buffer zone: 128 ha
Contesto di tutela
- Dichiarazione di notevole interesse pubblico (1976, L. 1497/39)
- 1 Sito della Rete Natura 2000 ZSC IT4050027 - Gessi di Monte Rocca, Monte Capra e Tizzano
- Bene paesaggistico ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio (art. 36 comma c del D.lgs. 42/2204)
- 1 Geosito di rilevanza regionale: Monte Rocca
- Percentuale del bene che ricade in siti Rete Natura 2000: 100%
Valore geologico
La peculiarità dei Gessi di Zola Predosa sta soprattutto nella testimonianza di fenomeni di “carsismo fossile”, testimoniato dalla paleogrotta denominata "Grotta di Monte Rocca", risalente a cinque milioni di anni fa, ovvero, poco dopo la formazione dei gessi stessi, poi riempita interamente da sedimenti fini e osservabile in quanto intercettata da una grande galleria di cava.
I sedimenti che hanno riempito questo antico sistema carsico al momento della loro deposizione erano orizzontali; ora però risultano decisamente inclinati, segno che la loro deposizione risale ad un periodo antecedente alle fasi tettoniche plio-pleistoceniche. Questa paleogrotta, con il suo riempimento sedimentario, assieme all’erosione tardo-messiniana testimoniata negli affioramenti della Cava del Monticino presso Brisighella, è il migliore esempio fino ad oggi sopravvissuto del ciclo carsico intra-messiniano (≈5 Ma), legato, a sua volta, alla tettonica tardo-messiniana, che ha sollevato diversi lembi, probabilmente isolati della fascia collinare emiliano-romagnola con conseguente breve emersione dei gessi e correlati fenomeni di carsificazione ed erosione subaerea.
LA GROTTA MICHELE GORTANI
Oltre al sistema carsico fossile, nel sito è presente anche un importante sistema carsico ipogeo attivo: la "Grotta Michele Gortani". Esplorata per la prima volta da Luigi Fantini nel 1933, la grotta si sviluppa per una lunghezza di oltre 2 chilometri in direzione ENE-WSW, seguendo l'andamento degli strati gessosi e parallelamente sia alla galleria della cava sia alla grotta paleocarsica. Questa grotta ha caratteristiche uniche al mondo, quali la presenza di caratteristiche di approfondimento vadoso (canyon) e spettacolari cristallizzazioni di gesso. Nell’area si segnalano anche un inghiottitoio nella grande dolina a sud di monte Malgotto e risorgenze nel sottostante Rio dei Gessi dove è localizzata una sorgente sulfurea.
L'attività estrattiva nella piccola area gessosa affiorante a sud di Zola Predosa ha origini antiche, con l'inizio dell'estrazione di pietra da taglio già nel XIII secolo. Tuttavia, l'estrazione meccanizzata e l'attività industriale, con un impatto significativo sull'ambiente, si sono sviluppate nel secondo dopoguerra, in particolare a partire dagli anni '60. La Gessi Emiliani, che gestiva le cave dal 1957, ha introdotto metodi di estrazione industriale in galleria. L'attività estrattiva continuò fino al 1991, quando la Gessi Emiliani si dedicò solo alla trasformazione. Le attività estrattive hanno modificato in modo permanente il sottosuolo, tra cui la parte finale di questa grotta ma, il vasto sistema di grandi fratture causato dai collassi gravitativi interni, cominciò ad interessare la superficie, alterandone vistosamente la morfologia ed interrompendo in più punti la rete di sentieri che attraversava i boschi, tanto da renderne poco agevole la frequentazione. Attualmente la grotta è chiusa da un cancello interno realizzato nell’ambito del progetto LIFE Gypsum, come pure le altre cavità della zona che sono visitabili solo spleleologicamente.
L'interazione millenaria tra l'elemento naturale e quello antropico ha sostanzialmente plasmato questo territorio e lo ha reso peculiare, con la costruzione di insediamenti medievali fortificati, antiche pievi e monasteri, caratterizzati da un'elevata qualità di vita.
Valore storico
Presso la cima della dorsale si trovano i resti del castello medievale di Gesso, di cui restano evidenti la cisterna ed i resti di murature perimetrali; alla sommità la dorsale è interessata da sprofondamenti di gesso causati dalle sottostanti gallerie di cava.
Dopo la chiusura delle attività estrattive, il comune, insieme ad altri enti e associazioni, ha lavorato per trasformare l'area in un percorso turistico e culturale, volto alla valorizzazione degli aspetti geologici, naturalistici e paesaggistici. Il percorso, denominato "Sentiero dei Gessaroli", parte dal Borgo dei Gessi e si snoda lungo affioramenti gessosi, offrendo aree di sosta con pannelli informativi sulla geologia, la fauna e il fenomeno carsico della zona. Il percorso ricalca il sentiero CAI 102 e raggiunge i 260 metri di quota sulla cima di Monte Castello.
Valore naturalistico
Sono 16 le cavità naturali censite nel catasto regionale e 14 le specie di chirotteri rilevate. Presenti 5 habitat naturali di interesse comunitario tra cui il prioritario 6110* “Formazioni erbose rupicole calcicole dell’Alysso-Sedion albi”. Una briofita, Tortula revolvens, ritenuta strettamente gipsicola nel nostro contesto.
Per maggiori informazioni: Gessi di Zola Predosa (sito Rete Natura 2000: IT4050027 -ZSC-ZPS-Gessi di Monte Rocca, Monte Capra e Tizzano)
